Armando Marrocco
nasce a Galatina (LE), città d'arte del Salento, nel 1939. Cogliendo una sua inclinazione certamente innata, i genitori gli fanno compiere sin dall'età infantile un percorso di apprendistato prima nel laboratorio di uno stagnaio, subito dopo in quello di un maestro scalpellino che, tra le altre cose, realizza cappelle sepolcrali gentilizie. La particolare abilità a trattare i materiali e la straordinaria capacità nel disegno rendono quasi obbligatoria la scelta degli studi da seguire: così il giovanetto frequenta l'Istituto Statale d'Arte di Galatina “Gioacchino Toma”, dove esegue le prime sculture e le prime opere dalla forte impronta materica e informale. Un incoraggiamento gli proviene dalle prime commissioni, come nel 1960, quando in occasione dell'inaugurazione del nuovo negozio di Vittorio Andretta a Lecce, progettato da Francesco Saverio Dodaro, viene acquisita una sua grande scultura in cemento, Ettore ed Achille, attualmente facente parte della collezione privata degli stabilimenti “Colacem” di Galatina. Contemporaneamente compie esperienza presso uno studio di Ingegneria, ciò che gli permette di affinare la tecnica progettuale ed il disegno geometrico. Al termine del primo periodo di studi viene chiamato giovanissimo ad insegnare scultura presso l'Istituto Statale d'Arte di Lecce “ Giuseppe Pellegrino”. Ma in lui vanno progressivamente maturando convinzioni di ordine diverso, creando non poche situazioni conflittuali personali e familiari, fino a ché, dopo aver visitato nel 1960 la mostra storica del Nouveau Réalisme presso la Galleria Apollinaire di Milano, nella sua mente scaturisce la decisione drastica di trasferirsi nella metropoli lombarda, evento che si attua sul finire del 1962, quando egli sceglie di abbandonare l'insegnamento per potersi dedicare in modo completo alle sue ricerche. Determinante per questa scelta priva di indugi è il consiglio che gli viene da Lucio Fontana, il quale dopo aver esaminato con interesse alcune delle sue opere gli suggerisce di provare ad inserirsi nell'ambiente artistico e culturale milanese. Al suo arrivo a Milano gli dà ospitalità per qualche tempo Piero Manzoni, conosciuto grazie a Giorgio Kaisserlian. Tra i due emergono notevoli convergenze nelle linee artistico-programmatiche di base, che in futuro saranno fonte di stima e ammirazione perenne da parte di Marrocco : purtroppo la prematura morte del grande artista lombardo non permette che questa amicizia possa consolidarsi nel tempo. Per sostenersi economicamente Marrocco mette a frutto le sue prime esperienze come disegnatore e frequenta alcuni studi di architettura e design, attratto sicuramente dalle potenzialità dinamiche offerte da una città in espansione industriale, tecnologica, urbanistica: così collabora dapprima con il Consorzio Edile Milanese, quindi nel 1964 con la Pro.Ge.Co. degli architetti Antonio Chessa, Alberto Barzaghi, Giovanni Longo e Panos Kulermos, infine, dal 1964 al 1966, con l'Ufficio Design della Innocenti S.p.A. di Milano. La sua prima mostra personale a Milano si tiene nel 1966 presso la Galleria Montenapoleone: l'artista vi espone ancora le opere materiche e informali frutto della ricerca giovanile. Tuttavia il fascino subìto dai nuovi materiali usati nelle grandi città sia negli arredi urbani che in quelli dei moderni negozi, come l'acciaio inox, l'alluminio, l'anticorodal, stimola non poco la fantasia artistica del giovane Marrocco, sicché i suoi interessi in questo periodo vertono precipuamente nel settore dell'arte programmata-cinetica, anche in virtù del fatto che, in quegli anni, numerose sono le ricerche svolte in quell'ambito in Italia, con i Gruppi T ed N , oltre che all'estero, basti citare soprattutto gli artisti della Nuova Tendenza e del Groupe de Recherche d'Art Visuelle (GRAV), con Victor Vasarely e Julio Le Parc tra i più importanti esponenti. Marrocco elabora il linguaggio ottico-cinetico secondo metodiche assolutamente personali, frutto, come detto, della propria esperienza individuale e, tutto sommato, con dei risultati non di certo marginali, visto che nel 1967 gli viene assegnato il Premio Silvestro Lega di Modigliana (secondo premio ex-aequo con Mario Nigro), destinato ad opere appunto di quel settore. Importanti esposizioni di opere di questo genere vengono effettuate in quegli anni dall'artista presso la Galleria Rizzato-Withwort (1967) e la Galleria del Cenobio (1968) di Milano, dove egli, in modo del tutto innovativo, gioca con i contrasti tra materiale povero, il cartoncino o il cartone ondulato da pacchi intrecciato, ed il materiale di derivazione tecnologico-industriale, l'alluminio o l'acciaio inox lucidato a specchio, sviluppando il tema dell'iterazione o della moltiplicazione illusoria delle forme nello spazio e creando particolari tipologie di environment.
In tutte le opere esposte una caratteristica comune è la ricerca di un'essenzialità minimalista precoce e precorritrice. Così una sua monumentale installazione che ripropone questo tema viene effettuata nel 1968 per la P.E.A. Ethiopia nell'atrio dell'Ailé Selassié Foundation Building di Addis Abeba su incarico dello studio Ratti-Baccigalupo. Continua infatti in quegli anni la collaborazione con gli studi di architettura e design, con la Giobs di Milano ad esempio, di cui diventa nel 1967 art director ( incarico che ricoprirà fino al 1973), poi con lo Studio di Architettura Salvati-Tresoldi di Milano, che si protrarrà per un lungo periodo concretizzandosi in ripetute interessanti installazioni in case e studi privati; ancora, con lo Studio di Architettura Malara-Drago di Milano, che andrà avanti dal 1969 fino al 1975; infine, dal 1970, con lo Studio di Architettura Scrimieri-Genco di Roma, assieme al quale partecipa anche al Concorso Nazionale per la Valle del Ticino (1971), conseguendo il secondo premio ex-aequo, ed a quello per il Nuovo Cimitero di Modena (1972).
L'indole sperimentatrice di Marrocco proietta però la sua mente verso altre mete: dimostrando di essere anche un precursore, già a partire dal 1965 l'artista ha infatti intrapreso alcune ricerche negli spazi aperti e gli ambienti naturali, realizzando dei veri e propri reportages fotografici nelle campagne salentine; in alcune di queste foto egli si fa ritrarre mentre ignudo progredisce lentamente, con movimento simile a quello di un gigantesco bruco, all'interno di alcune micro-serre di cellophane di uso agricolo o, ancora, mentre appare disteso e immobile all'interno di un trullo abbandonato, con i lumini accesi lungo il perimetro interno, a ricreare una sorta di suggestiva camera ardente preistorica. L'artista spedisce a Giancarlo Politi, affinché sia pubblicato sulla sua rivista, tutto il materiale originale di questa che può essere considerata, a rigore, la sua prima performance, anticipatrice di tendenze che in modo energico irromperanno di lì a poco in tutto il mondo artistico (body-art e land-art). Marrocco non tarda a riprendere comunque gli argomenti intrapresi con queste innovative ricerche e, di pari passo ai viaggi effettuati con l'amico Gianni Drago, nonché al materiale fotografico accumulato nel tempo, realizza già a partire dal 1966 le prime tele emulsionate, che saranno poi alla base delle Induzioni su spazi ridisegnati (1966-1973), costituite queste ultime spesso da semplici fotografie di paesaggi del Messico, del Nord-Africa, dell'India, ma anche di varie parti dell'Italia, dal Sud fino alle Dolomiti, in quest'ultimo caso con intervento sul paesaggio effettuato adoperando combustione di fumi colorati nella neve (1969), espressione evidentemente di natura land-artistica.
Nella sua prima personale del 1966 presso la Galleria Montenapoleone, nonché nelle successive esposizioni presso la Galleria del Cenobio, insistendo sul contrasto degli opposti, l'artista si serve della materia per rendere più immediate le sue intuizioni e rivela in tal modo una sicura inclinazione in senso concettuale, tendenza che, con tutte le altre espressioni artistiche correlate, si va affermando prepotentemente in tutto il mondo. Un'opera, più di ogni altra, è testimonianza di questo messaggio dell'artista: si tratta di Stessa forma, stesso peso, del 1966, eseguita semplicemente presentando due sassi completamente identici se non per il materiale, risultando l'uno di calcare naturale, l'altro di una lega di fusione anticorodal.
Nel 1969 Marrocco aderisce alla costituzione del Gruppo Art Terminal , formato anche da Thereza Bento,
Carlo Bonfà, Vincenzo Dazzi, Antonio Dias, Paolo Lomazzi, Renato Maestri, Livio Marzot, Gianni Emilio Simonetti, Tommaso Trini. Con il Gruppo egli partecipa a due importanti eventi artistici: il primo, Area Condizionata, si tiene nell'aprile del 1969 presso la Galleria De Neubourg (Toselli) di Milano e risulta un interessante esperimento artistico-comportamentale; qui Marrocco ha il coraggio di portare con sé addirittura un formicaio, ossia l'opera Uomo e formica, all'interno di questa condivisione artistica di uno spazio che risulta una sorta di anticipazione del Grande Fratello dei nostri tempi, creando anche qualche dissidio tra i componenti del gruppo. Il secondo evento, Campo Urbano, è organizzato a Como nel settembre del 1969 da Luciano Caramel e vede la partecipazione di molti dei più grandi artisti delle tendenze concettuali del momento, dall'Arte Povera all'Arte Programmata, i quali vanno realizzando veri Interventi estetici nella dimensione collettiva urbana, come si evidenzia nel sottotitolo; in questa occasione il Gruppo Art Terminal effettua l'intervento Sostituzione di un cancello all'interno di un orfanotrofio, con finalità certamente benefiche.
Marrocco intanto frequenta gli ambienti artistico-culturali della Galleria Apollinaire di Milano, dove già dall'epoca delle storiche esposizioni del Nouveau Rèalisme ha stabilito un'amicizia profonda con il suo istitutore, Guido Le Noci, suo conterraneo. Questi gli fa compiere la conoscenza dell'illustre critico francese Pierre Restany, che si rivelerà di lì a poco fondamentale per l'artista salentino. Molte delle sue opere realizzate in quegli anni vanno suscitando l'interesse e l'entusiasmo dei critici, di Pierre Restany appunto, come anche di Tommaso Trini, per citare due nomi: Giardino Ludens, ad esempio, il giardino di molle installabile sia nello spazio chiuso di una galleria (come nel caso della mostra Modelli di Fruizione effettuata nel febbraio del 1969 presso la Galleria La Nuova Loggia di Bologna) che, in modo più efficace, negli spazi aperti di un parco, dove tende ad attuare un' integrazione artistica assoluta con il mondo della natura, risultando alla fine un intervento nel (e sul) paesaggio al limite tra operazione di natura land-artistica ed esperienza comportamentale, dal momento che risulta capace peraltro di sollecitare la partecipazione ludica del pubblico fruitore. In questo caso le strutture a spirale in acciaio armonico vengono inserite nell'ambito della rassegna Eurodomus 2, che si svolge nel 1968 a Torino presso lo Spazio Fieristico e di Eurodomus 3, organizzata da Pierre Restany e Guido Le Noci nel Parco Sempione di Milano nel 1970.
Sempre al limite tra Land-art e arte comportamentale risulta la realizzazione del libro d'artista Uomo e formica del 1967-68, meglio definibile come libro-oggetto, il contenitore in plexiglas a forma di libro ripieno di muschio, terra e duemila formiche vive. La ricostruzione di questo environment- habitat per formiche, eseguita con l'interesse parascientifico degno di un etologo e di un entomologo, sollecitano l'interesse del critico Renato Barilli e coinvolgono definitivamente Pierre Restany e Guido Le Noci, i quali decidono di ospitare Marrocco nella storica esposizione personale della Galleria Apollinaire di Milano del 1971. Habitat per formiche viene esposto sempre nello stesso anno anche nella Galleria 2000 di Bologna e, nel 1972, nell'importante rassegna I denti del drago. Vita e morte del libro nell'era post-gutemberghiana, a cura di Daniela Palazzoli, svoltasi a Milano nella Galleria L'uomo e l'arte con la partecipazione di artisti come Agnetti, Beuys, Carrega, Manzoni, Man Ray, Parmiggiani, Rauschemberg, Tinguely, Warhol.
Sempre in queste occasioni vengono presentate dall'artista varie tipologie di Vasi Cinerari eseguiti nel 1968, costituiti da contenitori in vetro ripieni di cotone idrofilo, pigmenti, terra del fiume Gange e cenere umana, anch'essi oscillanti tra tendenza comportamentale e land-art.
Risale a questo periodo anche l'uso dello pseudonimo “Marocco”, suggerito da Guido Le Noci per ragioni pratiche dettate dalla pronuncia più “dolce” del nome effettuata usualmente dai lombardi: un certo numero di opere di questo periodo risultano così firmate in tal modo, fino a ché l'artista non deciderà di ritornare alla sua firma originale.
Restany richiede il prezioso apporto di Marrocco anche in occasione del X Anniversario della Nascita del Nouveau Réalisme, che si tiene a Milano nel 1970: in questa circostanza Francois Dufrène, Rico Weber e Armando Marrocco coadiuvano Jean Tinguely nell'allestimento della Vittoria, destinata ad esplodere in Piazza Duomo a Milano tra mille fumi e fuochi d'artista: particolarmente utile per l'occasione proprio il supporto di Marrocco, grazie alla sua abilità nella manipolazione di materiale pirotecnico, che egli costantemente adopera nelle sue performances con i teli colorati per combustione di fumogeni. Restany richiede ancora la presenza di Marrocco nella rassegna Inter-Etrennes, svoltasi a Parigi nel 1972.
Sempre nei primissimi anni '70 l'artista aderisce alla Cooperativa di via Maroncelli, centro milanese artistico-culturale che sviluppa tematiche anche di natura sociale cui aderiscono, tra gli altri, artisti come Adriano Altamira, Ugo Carrega, Fernando De Filippi, Ugo La Pietra, Gianfranco Pardi, Emilio Tadini. D'altra parte, come abbiamo visto, l'attenzione per le problematiche socio-ambientali è già insita nell'operato di Marrocco: da tempo infatti egli è impegnato a stabilire collegamenti, connessioni, parallelismi tra strutture organizzative e aggregative eterogenee, come nel caso del rapporto tra società delle formiche e società umana, mirando a porre, più che a risolvere, nuovi e a volte inquietanti interrogativi.
Così temi come la sovrappopolazione, l'inquinamento, il consumismo, l'ambiente, i condizionamenti di natura socio-culturale e antropologica vengono in questi anni affrontati dall'artista secondo metodiche del tutto personali, che di volta in volta privilegiano l'uso della performance (Rogo simbolico contro la civiltà dei consumi, Rimini, 1971; Uomo-ambiente, Milano, Cunardo, 1972; Pollution, Bologna,1972), della tela emulsionata (Operazione Vesuvio, Napoli-Milano-Colonia,1972; Anno Z trilioni di abitanti, 1970-71), del libro d'artista (Uomo e formica, 1967-'68; Anno X trilioni di abitanti, 1970-'72).
Oltre agli innovativi libri-oggetto in plexiglas del 1967-'68 contenenti l'habitat per formiche, dal 1970 Marrocco lavora infatti anche alla realizzazione di svariati libri d'artista, realizzati secondo metodiche più classiche con la tecnica delle stampigliature mediante inchiostro tipografico di varie icone, che riproducono ora formiche che camminano, ora il volto di Gandhi, sempre in progressiva sovrapposizione tra di loro. Queste ultime opere vengono esposte sia alla Personale Ascoltate il silenzio, a cura di Giorgio Cortenova, inaugurata il 31 marzo 1973 presso la Galleria Trianon di Bologna, sia alla Personale Anno Z trilioni di abitanti, a cura di Toti Carpentieri, tenutasi presso la Galleria Stefanoni di Lecco nel 1975.
Altri libri o cartelle d'artista vengono realizzate negli stessi anni raccogliendo fogli con “carta masticata e colorata a bocca” oppure fogli-spartito con sovrapposizione di note musicali, come nel caso di Sconcerto del 1970, in entrambi i casi risultato di varie performances. In particolare la serie Sconcerto, concepita a partire dal 1970 con la realizzazione di una grande tela emulsionata, è proposta il 18 novembre 1976 in un' importante personale tenutasi a Roma presso la Galleria International Arts, con testi di Adriano Altamira e riprese video riproposte nel corso degli anni in varie occasioni.
Nell'ambito delle performances, di particolare rilievo risulta Uomo ambiente, realizzata nel 1972 a Milano con riprese in super 8 effettuate dall'amico Antonio Paradiso, performance tra arte comportamentale e body-art, in cui l'artista compie ignudo una serie di movimenti fetali all'interno di un contenitore cilindrico in plexiglas, mentre all'esterno vengono amplificati i battiti ritmici del suo cuore. In un'altra performance omonima del 1972, poi presentata al Forum di Cunardo, in cui l'artista si fa riprendere sempre nudo nella natura mentre manipola delle pietre incavate contenenti fumi colorati, il limite sottile corre ancora tra espressioni comportamentali e land-art, richiamando l'intervento effettuato nel 1969 sulla neve delle Dolomiti già ricordato sopra.
Sempre nell'ambito delle performances oscillanti tra body-art e land-art significativa risulta quella dal titolo Terra, cielo, mare, uomo, effettuata nel 1973 nello splendido scenario delle Marine di Ugento, con riprese filmiche effettuate da Tiziano Ortolani, poi presentata nell'ambito della rassegna artistica Fotomedia, organizzata da Daniela Palazzoli a Milano(Rotonda della Besana) ed Helsinki (Amos Andersonin Taidemuseo) nel 1975.
Per quanto riguarda le performances con i grandi teli colorati per combustione di micce e fumogeni, una tecnica assolutamente originale sperimentata da Marrocco sin dal finire degli anni '60, numerose sono le esibizioni dell'artista sia in spazi privati, come nel caso di Azioni, tenutasi a Malo nel 1974 nella Casa Meneguzzo, sia in spazi pubblici, come nel caso della rassegna dal titolo Sacra, effettuata in diverse città tra il 1973 ed il 1975, da Milano ( Galleria Cenobio-Visualità) a Cunardo (Le Fornaci), da Crema (Museo Civico) a Ferrara (Palazzo dei Diamanti), fino a Roma (Studio Cannaviello).
La rassegna è degna di menzione se non altro per la partecipazione di artisti di chiara fama, da Agnetti a Beuys, da Fontana a Richter, da Altamira a Ben Vautier. Oltre alla storica performance dal titolo Consumazione collettiva di un mito, effettuata nell'ambito di questa rassegna al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1974), in cui appunto viene colorato per combustione un telo di m 2.40 x 15, l'artista presenta nelle varie tappe della mostra itinerante una serie di opere che ripropongono il tema sacrale della croce, dal Pavimento in cera di cm 300x300 con una disposizione sul pavimento di innumerevoli fiammelle, a Stella Sirio, tela emulsionata del 1972.
Performances di natura prettamente comportamentale sono invece quelle dal titolo Rivelazione, numerate cronologicamente da 1 a 4 , dalla prima effettuata nel 1975 alla Galleria Seconda Scala di Roma, con riprese in super 8 di Nuccio Fornari, alla seconda , tenutasi nel 1976 alla Galleria Il Milione di Milano e ripresa da Antonio Paradiso (in questo caso viene proiettato anche il filmato della performance Uomo Ambiente del 1972), alla terza, eseguita nel 1978 allo Studio D'Ars di Milano, infine alla quarta , del 1979, tenutasi ad Alessandria, presso la Galleria Nuova 13.
La documentazione di questa enorme produzione artistica, le innumerevoli fotografie delle performances e dei viaggi effettuati dall'artista, opportunamente selezionate, confluiscono nel volume Calendario, libro d'artista a cui lavorano sin dalla fine degli anni '60 sia Marrocco che il critico d'arte Toti Carpentieri, autore dei testi e del prologo, mentre Pierre Restany ne scrive l'introduzione. Il volume viene pubblicato per le Edizioni Apollinaire di Guido Le Noci nel 1975 e nello stesso anno viene presentato da Daniela Palazzoli a Milano presso la Galleria Il Milione di Milano.
Sempre nello stesso anno l'artista partecipa alla X Quadriennale di Roma che si tiene al Palazzo delle Esposizioni con il titolo Le nuove generazioni ed al Premio Termoli (Castello Svevo).
Del 1976 sono le mostre collettive Blow-up. I viaggi di Gulliver nel regno della percezione, a cura di Renato Barilli, svoltesi a Milano ( Galleria Dov'è la tigre) e Alessandria (Galleria Comunale d'Arte Contemporanea), con la partecipazione di Altamira, Anselmo,Gnoli, Ontani, Parmiggiani, Pistoletto; e ancora Verifica 76, a cura di Toti Carpentieri, svoltasi a Lecce in spazi molteplici della città.
Sempre nel 1976 Uomo ambiente, cui Marrocco lavora dal 1972, viene proposta in tre mostre personali, a Bologna, presso la Galleria 2000, e a Salerno, presso la Galleria Arcobaleno, con testi di Adriano Altamira e a Milano, presso la Galleria Il Milione, nel corso di Rivelazione 2: nella prima Marrocco presenta Autoritratto postumo, libro-oggetto trasparente, sul modello dell'habitat per formiche degli anni '60, riempito questa volta di larve di mosca canaria, esempio di lavoro interdisciplinare a sfondo comportamentale. Viene anche proposta in due collettive (Cunardo, Milano).
Il 19 marzo 1976 l'artista firma il manifesto di Arte Genetica, movimento che sorge a Lecce ad opera di Francesco Saverio Dodaro e vede l'adesione di vari personaggi del mondo della cultura, da Toti Carpentieri a Milena Milani, da Guido Le Noci a Pierre Restany, e ancora Adriano Altamira, Elio Marchegiani, Antonio Paradiso, Giovanni Valentini, Ilderosa Petrucci Laudisa ,Vittorio Pagano, Franco Gelli, Corrado Lorenzo, Sandro Greco, Enzo Miglietta, Carlo Alberto Augieri e molti altri artisti.
Gli ultimi anni '70 sono densi di impegni e appuntamenti significativi: quello più importante è senza dubbio la grande Mostra Personale del 1977 al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dal titolo I cavalieri ardenti – Ricordi dimenticati, con testi di Franco Farina e dello stesso Marrocco, che segna peraltro un accostamento più diretto dell'artista alla metafora mitologica.
In questi anni sono principalmente cinque le direttive degli sviluppi artistici di Marrocco.
Da una parte Restany coinvolge Marrocco in un'operazione artistica che affronta il tema dei mass-media: si tratta di una serie di mostre effettuate seguendo un progetto italo-francese interessante diverse istituzioni culturali; da un convegno che si tiene a Rimini ci si sposta a Bari, presso lo Studio Metos, dove l'artista tiene nel 1977 una performance dal titolo Le verità scontate, con testi di Carmelo Potì, ed infine a Parigi, presso la Galleria Lara-Vincy, dove partecipa alla rassegna Intervention sur les mass-media, con testi di Pierre Restany. Nello stesso anno Gianni Drago, Vittorio Gobbi, Empio Malara e Armando Marrocco organizzano Il Volto Urbano, con contributo ai testi ancora di Restany, un evento-happening che affronta tematiche socio-antropologiche estremamente rilevanti con il coinvolgimento, peraltro, di un numero crescente di cittadini e studenti, che si riversano lungo le strade di Ferrara indossando delle maschere tutte uguali progettate per l'occasione proprio da Marrocco.
In secondo luogo Ugo Carrega , uno dei precursori della corrente artistica Poesia Visiva e della Nuova Scrittura, ritiene che molte opere di Marrocco possiedano delle affinità con i dettami del movimento da lui propugnato e lo invita a partecipare ad un fitto programma di rassegne che a partire da Lettere documento di artisti sulla condizione attuale del fare arte, sorta di primo approccio con gli artisti (da Marrocco a Ben Vautier, da Wolf Vostell a Ugo La Pietra, da Carrega stesso a Emilio Tadini), effettuato nel 1976 da Carrega alla Galleria Mercato del Sale di Milano, si dipana tutta una serie di mostre: La Nuova scrittura (Mercato del Sale, 1977), Scrittura attiva (Mercato del Sale, 1979; Centro Culturale Rondottanta di Sesto S.Giovanni, 1980; Centro Internazionale di Brera, Milano, 1980; Galleria d'Arte Contemporanea di Suzzara, 1980 e 1982).
Sempre al Mercato del Sale Marrocco tiene nel 1979 anche una personale dal titolo Segno e Progetto. C'è ancora da dire che oltre a Carrega altri critici si interessano in questi anni alla Nuova Scrittura; è il caso per esempio di Flavio Caroli e Luciano Caramel, che sempre nel 1979 curano la mostra Testuale – Le parole e le immagini presso la Rotonda della Besana, cui Marrocco partecipa assieme ad artisti di fama internazionale; o anche di Toti Carpentieri, che organizza la mostra L'uso della scrittura nel 1981 al Chiostro dell'Accademia delle Belle Arti di Lecce.
Il terzo impegno artistico di un certo peso di questi anni vede Marrocco aderire alla cosiddetta Opera dei Celebranti, gruppo aperto con il quale l'artista prende parte tra il 1978 ed il 1980 a innumerevoli rassegne . L' Opera dei Celebranti persegue un obiettivo estetico-morale basato sull'attività poli-disciplinare degli artisti che entrano via via a far parte dell'associazione; scaturisce, grazie soprattutto a Franco Solmi e Marilena Pasquali, dalla sezione L'ambiguità rituale della mostra Metafisica del Quotidiano, cui partecipa anche Marrocco, svoltasi a Bologna nel giugno del 1978 presso la Galleria Comunale d'Arte Moderna, con testi dei critici suddetti oltre che di Achille Bonito Oliva, Tommaso Trini, Enzo Spera.
Le rassegne dei Celebranti toccano varie città, da Piacenza (Chiesa di S.Agostino, 1978) a Capurso (Santuario della Madonna del Pozzo, 1978), da Francavilla al Mare, nell'ambito del XXXII Premio Michetti (Galleria Civica, 1978), ai cui testi contribuiscono anche Enrico Crispolti e M.Venturoli, a Modena (Galleria Civica, 1979), da Ancona (Palazzo Bosdari, 1979) a Taranto (Castello Aragonese,1979). E' proprio in quel periodo, marzo del 1979, che si ha lo sbocco dell'attività artistica nella presentazione da parte di Franco Solmi del Manifesto dell'Opera dei Celebranti, che si attua a Parigi presso l'Istituto Italiano di Cultura, e nello stesso contesto Pierre Restany presenta il Manifesto del Rio Negro o Naturalismo Integrale.
Dopo aver ribadito le linee guida dei Celebranti, Franco Solmi e Marilena Pasquali, ai quali si aggiunge anche Gregorio Scalise, organizzano altre rassegne che vedono tutte la partecipazione di Marrocco: Miti del Mediterraneo (Sorrento, Chiostro di S.Francesco, 1980), Sotto il segno di Lucrezio-L'estasi materialistica (Cattolica, Biblioteca Comunale, 1981), Terra d'Italia (Ancona, Galleria Civica d'Arte Moderna, 1983), Feticci Provvisori (Modena, Centro Sala, 1983).
Il quarto impegno artistico affrontato da Marrocco in questo periodo è la fondazione del Gruppo XDM, creato nel 1978 dall'artista assieme a William Xerra e Federico De Leonardis, che realizza eventi e installazioni artistiche interessanti tra Italia e Germania. Con il Gruppo XDM Marrocco realizza Gestrandet-Arenata-La nave dei folli nel settembre del 1979 nella Piazza della Biblioteca a Stoccarda, in occasione del IX Internationaler Kunstlerkongress. Il Gruppo XDM effettua una installazione ambientale dal titolo La Rotta della Memoria nell'ambito della Rassegna Dentro/Fuori Luogo, tenutasi al Palazzo D'Elia di Casarano nel 1980.
Infine il quinto grosso impegno di Marrocco inizia proprio nel 1978, anno in cui egli viene chiamato dagli Architetti Scrimieri, Genco e Caproni a lavorare alle sette vetrate istoriate e ai seggi in bronzo della Basilica di S.Rita in Cascia, nel lavoro di ristrutturazione del presbiterio, dove Giacomo Manzù sta realizzando l'altare maggiore. A lavori finiti, nel 1985 la Casa Editrice Mazzotta pubblica il volume Il Presbiterio Nuovo della Basilica di Santa Rita a Cascia, a cura di Toti Carpentieri.
Mentre il 1979 si chiude con una Personale tenutasi a Stoccarda ( Galleria B14), il 1980 si apre con un'altra Personale a Karlsruhe (Galleria Antiform), a cura di E.Irish, entrambe dal titolo Paleografia.
Sempre nel 1980 si inaugura un'altra fondamentale Mostra Personale, quella dal titolo La città immaginaria, presso la Galleria Il Milione di Milano, accompagnata da testi dello stesso Marrocco, in cui egli prosegue nel riproporre il tema del mito e della memoria, già affrontato nell'esposizione dei Cavalieri Ardenti.
La città immaginaria e le sue varianti come La città palafitta sono presentate da Marrocco in ripetute personali da Uomo Memoria, che si tiene a Brescia, Galleria Multimedia, nel 1981, riproposta a Milano nello stesso anno presso la Galleria Mercato del Sale, entrambe con il testo di Romana Loda, e ancora a Lissone (Galleria Radice) nel 1982. Sempre in quest'anno si inaugura la Personale Iside e Osiride presso la Galleria Il Milione di Milano, a cura di Toti Carpentieri. A quest'esposizione seguono le personali del 1984 dal titolo Sogno di Ramses II , la prima presso la Galleria Il Mercato del Sale di Milano, a cura di Cesare Chirici, la seconda presso la Galleria Multimedia di Brescia, a cura di Romana Loda.
E' sin dai primi anni '70 che Marrocco impiega i suoi teli colorati per combustione di fumogeni e micce, eseguiti nel corso delle sue performances, dando vita a un tentativo di riutilizzo o recupero dei materiali sia di questi grandiosi teli, che proprio nel processo di realizzazione spesso subiscono ad opera del calore e del fuoco frammentazioni molteplici, sia di altri tessuti, parti di vestiti dismessi e impiegati nello studio dell'artista per altri scopi, come per esempio asciugare i colori. Il medesimo procedimento di recupero l'artista lo riserva anche a frammenti di cotone idrofilo impiegato, anche in questo caso, per stendere i colori nell'ambito del procedimento tecnico di disegno: nasce proprio così l'idea originale che porta Marrocco a concepire le prime opere con batuffoli di cotone incollato alla cornice, con seta sottile in luogo della tela dove egli usa inscrivere in modo tenue frasi o segni elementari, opere anch'esse inserite nel filone della Nuova Scrittura. Di lì a poco l'artista prende sempre più gusto a fasciare e manipolare i tessuti, l'ovatta intrisi di colore, colla e resine, adoperando dei supporti di legno e tavola anch'essi recuperati, sino alle grandi travi ed ai bastoni (Sogno di Ramses II, 1973; I bastoni del comando, 1983). Vengono in questo modo concepite le opere polimateriche e le fasciature, a volte effettuate attorno a supporti metallici, come nel caso delle lance(I guardiani del tempio, 1978) o delle comete (Andromeda,1982), che contribuiscono a creare il fascino e la suggestione nelle sue installazioni ambientali di questi anni.
Agli inizi degli anni '80 inizia la collaborazione tra Marrocco e Fernando Sulpizi, docente di Composizione presso il Conservatorio Musicale Morlacchi di Perugia, anch'egli uno sperimentatore nel suo settore. Così l'artista realizza per Sulpizi molte delle scenografie nell'ambito dei concerti del gruppo Hyperprism da lui diretto, progettando addirittura alcuni strumenti musicali alternativi. In alcuni casi l'artista partecipa egli stesso ai concerti entrando sulla scena martellando il marmo e producendo suoni “artistici”, secondo principi propri degli eventi interdisciplinari di tipo Fluxus. Questo sodalizio andrà avanti per tutti gli anni '80 e '90 e ancora oggi perdura, anche se in modo meno fitto. Tra i numerosi titoli si ricordano: Apocalisse (1980) in cui compaiono le molle idiofoniche di Marrocco riprese dal suo Giardino Ludens degli anni '60; Sette pagine con frontespizio (1983), in cui tra gli spartiti vi è il volto fotocopiato del'artista, ripreso da Io sono un Menabò, l'opera proposta da Marrocco alla rassegna Menabò del 1976 tenutasi al Cenobio di Milano e poi alle Fornaci di Cunardo; Cantano le palafitte(1984), che trae ispirazione dall'opera La città palafitta; Fosfeni per Narciso (1986), a cura di Pierre Restany, che si tiene nel corso di una Personale dell'artista presso la Galleria Blu Profondo, trasformata per l'occasione in uno specchio d'acqua dove vengono immersi strumenti a percussione; L'investitura dei cavalieri ardenti (1989), basata sulla sua opera omonima.
La seconda metà degli anni '80 si apre per l'artista con altre significative esposizioni personali, in cui egli presenta le originali opere sopra descritte. Ricordiamo tra le tante La via delle stelle, a cura di Toti Carpentieri, che si inaugura nel 1985 presso la Galleria Telamone di Lecce, e la Personale del 1986 presso la Galleria Il Falconiere di Ancona.
Nel 1986 l'artista realizza la Fontana della Vita, all'esterno del Monastero di S.Rita a Cascia, completa le vetrate istoriate, il Crocifisso del Presbiterio e la Cappella del Beato Simone Fidati nella Basilica Inferiore, con la progettazione architettonica dello Studio d'Architettura Scrimieri-Genco-Caproni. Nello stesso anno gli viene assegnato il Premio Salentino d'Oro a Galatina, sua città natale.
Sempre nel 1986 l'artista fonda il Gruppo Assemblaggi assieme a Ettore Consolazione, Claudio Costa, Giuliano Giuman, Mario Nanni, con cui effettua varie esposizioni in successione, a Perugia (Rocca Paolina, 1988), Brescia (Galleria Multimedia, 1988), Milano (Mercato del Sale, 1989), Bologna (Galleria La Nuova Loggia, 1989).
L'anno successivo, per la Nuova Penitenzieria dello stesso Santuario, consegna i complessi scultorei Il Figliol Prodigo ed Il Cristo Risorto, il Mosaico dell'Alleanza, i quattro pannelli in marmo con I peccati dell'uomo. Per la Cappella dell'Istituto Alberotanza di Bari realizza arredi sacri e due vetrate istoriate. Per la Chiesa di S.Marco a Morcone le quattordici vetrate istoriate della Via Crucis.
Sempre nella seconda metà degli anni '80 si sottolineano alcuni eventi significativi nella carriera artistica di Marrocco: anzitutto la partecipazione a un evento originale organizzato da Pierre Restany, Les Olimpiades des Arts a Seoul, in occasione dei Giochi Olimpici Coreani del 1988, dove Marrocco, selezionato per l'Italia dal critico francese assieme a pochi altri artisti di primo piano, come A.Pomodoro, Consagra, Spagnulo, Staccioli, installa nel Parco Olimpico una monumentale versione della Città Palafitta in bronzo e rame.
Nel 1988 è anche tra i fondatori del Centro per l'Arte Signum di Roma, assieme agli architetti Scrimieri, Genco, Caproni, al prof. Mario Bergamo e realizza le quattro vetrate per la Cappella dei Padri Agostiniani nel Santuario di Cascia. L'anno successivo realizza il Crocifisso in bronzo per il Museo Diocesano d'Arte Sacra di Lecce.
Il 1990 segna un riconoscimento particolare per il lavoro di Marrocco, che si vede assegnare il Premio Acquisto nella XLII Edizione del Premio Michetti di Francavilla a Mare con l'opera I gioielli di Iside.
Nello stesso anno si tengono le Mostre Personali Forme d'emozione presso la Galleria Multimedia di Brescia, a cura di Romana Loda, e Dimore, presso la Galleria Telamone di Lecce, a cura di Toti Carpentieri.
L'anno successivo Marrocco coadiuva Pierre Restany nell'organizzazione di una collettiva di rilievo al Centro Domus di Milano dal titolo Oggetti d'uso e d'incanto, e partecipa alla rassegna Immagine Puglia, negli Stati Uniti presso la Cornerstone Gallery di Beverly Hills, con testi di Carpentieri e Restany, dove ritorna anche nel 1992.
Continua l'attività in ambito sacro e nello stesso anno effettua nella Chiesa di S.Maria a Cascia gli arredi sacri della cappella che conserva il fonte battesimale di S.Rita.
Sempre nel 1992, dopo una Personale alla Galleria Opera Prima di Monza, partecipa alla II Biennale di Scultura di Martano, della quale resta la Fontana degli Angeli nel piazzale antistante il Comune. Esegue poi due grandi candelieri in cristallo e bronzo per la Cattedrale di Bari. In occasione dell'ampliamento dello Stabilimento Colacem di Galatina realizza la monumentale Fontana del Sole.
Tra il 1992 e il 1993 consegna tre vetrate per la Casa dei Padri Agostiniani S.Chiara e tra il 1993 e il 1995 i cancelli esterni del Santuario di S.Rita a Cascia.
Nel 1994 esegue Nautilus, monumentale scultura bronzea per la Banca del Salento di Lecce.
Sempre nel 1994 un'altra tappa fondamentale: la storica Mostra Personale La via delle stelle, che si tiene nella nuova sede milanese della Galleria Il Milione. La mostra, a cura di Toti Carpentieri, è piena di iniziative entusiasmanti, con una performance sonora cui prende parte il Gruppo Hyperprism di Sulpizi e lo stesso Marrocco, alla quale fa seguito un intervento di Pierre Restany, giunto a Milano per l'occasione.
Nello stesso anno, su incarico dell'Associazione Industriali della Provincia di Lecce realizza una croce astile in argento che viene donata al Papa S.S.Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita nel capoluogo salentino.
A Terlizzi, nella Galleria Omphalòs, si inaugura la personale Appunti per una lettura antologica, a cura di Chiara Guidi e testi di Toti Carpentieri.
Tra il 1995 e il 1996 lavora alla sistemazione della tomba della Beata Maria Teresa Fasce all'interno del Santuario di S.Rita a Cascia, realizzandone il busto.
Nel 1996 esegue il monumento marmoreo di Filippo Smaldone all'interno della Cattedrale di Lecce, in occasione della sua beatificazione, opera fortemente voluta da Monsignor Cosmo Francesco Ruppi, Arcivescovo Metropolita di Lecce.
Nel 1996 prende parte all'importante rassegna retrospettiva che si tiene ad Erice , nell'ex-Convento di S.Carlo, dal titolo Verso i settanta – Arte in Italia negli anni '70, a cura di Luciano Caramel.
L'anno successivo, per la Sala delle Reliquie di Città del Vaticano, consegna i reliquiari della Beata Teresa Fasce e del Beato Elias Del Socorro Nieves; con l'architetto Scrimieri attua l'adeguamento della Cappella Feriale della Basilica di S.Caterina in Galatina, realizzandone gli arredi sacri.
Nell'ottobre del 1997, in occasione della I Triennale d'Arte Sacra Contemporanea tenutasi nell'Antico Seminario di Lecce, a cura di Toti Carpentieri, viene organizzata una sua importante mostra antologica dal titolo Testimoniare la fede nell'arte, con testi anche di Luciano Caramel. Un altro riconoscimento adeguato per il suo grande impegno anche nell'ambito dell'arte sacra è l'invito alla IV Biennale d'Arte Sacra di Siracusa.
A parte le innumerevoli collettive svolte nella seconda metà degli anni '90 a Brescia, Milano, Grosseto, Pistoia, Firenze, Bari, degna di menzione particolare è la mostra personale Oro e, una sorta di antologica dei gioielli d'artista che si tiene a Gubbio, Spazio Ars Orafa, a cura di Claudio Cerritelli. E sempre a Gubbio , nella Chiesa di S.Francesco, si apre il 9 maggio 1998 Un cammino di arte e di fede verso il Duemila, a cura di Toti Carpentieri. L'anno successivo un'altra antologica si tiene a Perugia, nella Chiesa di S.Agata, dal titolo In Maiestate Sua. Un itinerario d'Arte verso il Padre, sempre a cura di Toti Carpentieri.
Ancora nel 1999 consegna gli arredi sacri della Chiesa di S.Biagio a Corsano e i tre portali bronzei del Santuario di S.Maria De Finibus Terrae a Leuca. Sempre nello stesso anno completa, su progettazione architettonica dell'Architetto Scrimieri, la Tomba della Beata Teresa Fasce nel Santuario di S.Rita a Cascia.
Al Palazzo delle Esposizioni di Roma è tra gli artisti invitati alla XIII Quadriennale di Roma dal titolo Proiezioni 2000. Lo spazio delle arti visive nella civiltà multimediale.
Infine nella Chiesa di S.Francesco di Gubbio si tiene Opere, documenti, testimonianze, con testi di Toti Carpentieri e Pierre Restany. Il 2000 si apre con la realizzazione del Portale Bronzeo della Cattedrale di Lecce dedicato a Cristo luce del mondo, anche quest'opera voluta fortemente dall'Arcivescovo di Lecce, Monsignor Cosmo Francesco Ruppi. Segue la partecipazione alla II Triennale di Arte Sacra Contemporanea, Exempla, a cura di Toti Carpentieri ed alla IX Biennale d'Arte Sacra Contemporanea, presso il Museo d'Arte Sacra di S.Gabriele – Isola del Gran Sasso, organizzata dalla Fondazione Stauròs Italiana, dove l'artista espone anche nel 2001, 2002 e 2003.
Nel 2001 scolpisce il presbiterio e il tabernacolo per la Chiesa di S.Antonio al Fulgenzio a Lecce. Nel 2002 completa gli arredi sacri della Chiesa di S.Biagio a Corsano, realizza la copertura bronzea dell'antico fonte battesimale della Cattedrale di Acerenza e la scultura bronzea del Cristo Risorto a Spongano. Nello stesso anno riceve il Premio Renoir a Taranto e viene nominato Accademico ad-honorem della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti dei Virtuosi al Pantheon.
Rimanendo nell'arte sacra si sottolinea la partecipazione nel corso del 2003 a due importanti avvenimenti artistici, la Mostra Personale alla Biblioteca Umanistica dell'Incoronata di Milano, Luce e Opera, con testi di Domenico Montalto e Carlo Chenis, che l'artista dedica a Pierre Restany, e la mostra itinerante dal titolo S.Giuseppe da Copertino – nostro contemporaneo che si svolge a Copertino, Assisi e infine a Osimo. Nel caso della mostra di Copertino, che si svolge a cura di Toti Carpentieri nelle fantastiche sale del Castello, c'è da sottolineare ancora una volta la particolare attenzione che Marrocco dedica all'ambiente nel caso delle installazioni, come in questa dal titolo Invisibilia per visibilia, dove utilizza in ambito sacro addirittura uno dei suoi grandi teli colorati per combustione di fumogeni, a voler indicare come, almeno dal punto di vista tecnico, non ci sia una netta separazione tra arte sacra e laica, specie quando a entrare in gioco è la manipolazione della materia.
Sempre nel 2003 si apre una mostra itinerante dal titolo Omeoart a cui l'artista, sempre attento allorché emerga la volontà di stabilire connessioni tra arte e scienza, aderisce più che volentieri: questa mostra inizia a Milano, presso la Galleria Montenapoleone, per poi trasferirsi a Ravello, Roma, ancora a Milano, e infine a Piacenza. In quest'ambito si colloca anche l'esposizione effettuata presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano dal titolo L'albero dei pesi o dell'agirnarrando.
Del 2004 è l'installazione scultorea Messaggio ad una supernova effettuata per il Giardino sonoro di Groppoli, a cura di Andrea Dami.
Al Museo della Permanente di Milano Marrocco espone nel triennio 2004-2006 in tre collettive dal titolo Artisti della Permanente , Diciotto per tredici e Ventipiucento. Messaggi d'Amore è il titolo dell'ennesima personale che si tiene nel 2005 presso la Galleria Multimedia di Brescia, a cura di Romana Loda, mentre l'anno successivo sono di ritorno le rassegne di arte sacra con la IV Triennale d'Arte Sacra Contemporanea , nel Seminario Arcivescovile di Lecce, a cura di Toti Carpentieri e la XII Biennale di Arte Sacra Contemporanea , presso il Museo d'Arte Sacra di S.Gabriele – Isola del Gran Sasso. Sempre nel corso del 2006 realizza parte degli arredi sacri della Chiesa di S.Giovanni Battista di Lecce, progettata dall'Architetto Franco Purini, mentre Mimmo Paladino esegue le opere restanti.
Nel 2007 il Museo Pietro Cavoti di Galatina, in occasione dei cinquant'anni di attività dell'artista, ospita una sua personale monotematica, costituita di sole tele colorate per combustione di fumogeni degli anni '70, a cura di Raffaele Gemma che presenta tra l'altro la sua monografia dedicata al maestro dal titolo Armando Marrocco – artecontemporanea, edita da Silvia Editrice. Nel 2008 ancora una Personale a Desio dal titolo Dal segno al sogno: viaggio nell'incantamento, nello Spazio Mauri-Zaverio e una collettiva di scultura all'aperto presso la Mondo -Art Gallery , dal titolo Esposizione Permanente in Giardino. A cavallo tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 Marrocco partecipa ad Armonie Temporali, un'importante rassegna organizzata in memoria di Tiziano Ortolani dalla Osart-Gallery di Milano, in collaborazione con lo Studio Bibliografico Giuseppe Solmi di Bologna, in cui si intende sottolineare la continua e proficua collaborazione svoltasi soprattutto negli anni '70 tra questo eclettico personaggio della cultura, appassionato di antichi manoscritti e fotografia, e alcuni grandi artisti contemporanei del calibro di V.Agnetti, A.Dias, A. Marrocco, A.Paradiso, C.Parmiggiani, W.Xerra. Costante la sua partecipazione nella V^ Triennale d'Arte Sacra Contemporanea di Lecce, a cura di Toti Carpentieri, che si inaugura nel marzo del 2009.
Nel maggio del 2009 importante il ritorno dell'artista presso la Galleria Il Milione di Milano con la personale Auree Magie, a cura di Claudio Cerritelli e testi dello stesso critico e di Raffaele Gemma. Nel luglio dello stesso anno la Città di Lecce dedica all'artista un' interessante antologica: la mostra, dal titolo Percorsi, viene curata da Toti Carpentieri e Raffaele Gemma e si svolge negli spazi suggestivi del Castello Carlo V con ben sei sale riservate alle sue installazioni ambientali. In parallelo si effettua la mostra personale All'interno della materia , a cura di Toti Carpentieri, presso la Galleria L'Osanna di Nardò.