Fedele alla linea
Fedele alla linea o infedele alla linea? Questo è il problema.
Prosegue il percorso espositivo di Gestalt Gallery dedicato all’approfondimento alle domande filosofiche fondamentali.
La mostra “fedeli alla linea…”(rectius fedele alla linea?) si lega alle due precedenti esposizioni (Non è una mostra per tutti e Shining) proponendo, attraverso l’apparente rigore delle forme geometriche una “fedeltà alla linea” che non è un assioma, un postulato o un dogma ma, proprio come nell’evoluzione della geometria scienza, si pone come una domanda aperta, un quesito irrisolto o meglio un quesito con una poliedricità di risposte relative.
La geometria (dal greco antico γεωμετρία, composto dal prefisso geo che rimanda alla parola γή = “terra” e μετρία, metria = “misura”, tradotto quindi letteralmente come misurazione della terra) è quella parte della scienza matematica che si occupa delle forme nel piano e nello spazio e delle loro mutue relazioni.
Secondo lo storico greco Erodoto (5° secolo a.C.) si deve far risalire agli antichi Egizi.
In Egitto chi possedeva un terreno era tenuto a pagare una tassa; ma ogni anno il Nilo straripava tra luglio e ottobre e invadeva con le sue acque territori molto estesi, modificandone la conformazione e l’estensione.
Il faraone inviava allora tecnici per misurare nuovamente le superfici in modo che ognuno pagasse il giusto tributo.
Nozioni pratiche di geometria erano certamente presenti anche tra le popolazioni della Mesopotamia: i Sumeri e gli Assiri.
Nell’antica Grecia, attorno al 7° secolo a.C., la geometria diventa una vera scienza, anzi la scienza per eccellenza.
Il primo “teorico” della geometria fu Talete di Mileto. A lui furono attribuiti risultati quali la misurazione dell’altezza della piramide di Cheope e soprattutto la previsione di un eclissi solare.
La geometria diventò sostanzialmente scienza con Euclide (nato ad Alessandria d’Egitto nel 4° secolo a.C.) autore de “Gli elementi” ovvero il testo fondamentale della c.d. “teoria deduttiva”.
Partendo dai” postulati” (nozioni comuni e proprietà che appartengono alla comune conoscenza, id quod plerumque accidit) dimostra scientificamente tutte le altre proposizioni che diventano teoremi.
Euclide fonda il metodo ipotetico-deduttivo, basato su poche ipotesi iniziali e molte deduzioni (cioè dimostrazioni) e che da allora in poi è diventato il metodo principale per fare matematica.
Numeri, aritmetica e geometria sono rimasti distinti per secoli.
Si deve a Cartesio (filosofo e matematico francese) la combinazione di questi elementi da cui la geometria analitica ovvero quella che applica alla descrizione euclidea l’algebra.
Un’ulteriore evoluzione della geometria scienza avviene con l’applicazione dei diversi modi di vedere lo spazio.
L’interpretazione geometrica di fatti non geometrici quali i colori, le diverse impostazioni con equazioni o senza, la prospettiva, l’attenzione alle trasformazioni fanno sì che oggi non si parli più di geometria ma di geometrie, perché ve ne sono di diverse sostenute da altrettante diverse teorie.
Esistono anche geometrie - come la topologia, una branca di questa disciplina - per le quali non interessano le misure; e ci sono geometrie, dette geometrie non euclidee, in cui non vale uno dei postulati di Euclide. Si tratta del postulato della parallela, per il quale da un punto si può condurre una sola retta parallela a una retta data.
Quindi: geometria o geometrie?
Quindi: fedeli alla linea o infedeli alla linea?
Le risposte (o forse domande?) degli artisti in mostra sono diverse: la pittura analitica di Riccardo Guarneri attinge da un rigore formale carico di contenuti, le “graffe” di Giancarlo Zen sono geometria che cuce matericamente la tela contaminando con la scultura la superficie piatta.
In Armando Marrocco le rette ortogonali di Cartesio diventano intreccio.
I perimetri senza perimetro di Giovanni Campus si legano gli uni agli altri e le diverse tele unite sono i diversi universi delle nuove geometrie.
La dinamica geometrica dei riflessi negli specchi ortogonali di CCH crea un dialogo visuale e visionario di esterno ed interno che concorre a formare un unicum.
Nell’opera di Antonio Trotta la geometria è nel rigore classico del suo pensiero ellenico.
Nel lavoro di Tom Joe Coladelli la linea geometrica fende il marmo.
Péter Botos è la “realtà rifratta”.
Infine nel lavoro di Bruno Querci si sentono “le linee semplificate”.
Tante linee.
Tante geometrie.
Come scriveva Galileo ne Il Saggiatore, Cap. VI: “La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto”.